Come comportarsi il 15 ottobre

Come tutti e tutte saprete, dal 15 ottobre al 31 dicembre, il lasciapassare verde istituito dal governo Draghi diverrà obbligatorio per accedere ai propri posti di lavoro, sia del settore pubblico che privato, come da previsione del decreto legge 127/2021.

Per protestare contro tale misura ricattatoria e discriminatoria, è stato lanciato uno sciopero generale di cinque giorni (dal 15 al 20) da parte della Federazione Sindacati Intercategoriali (Fisi) e dalla Confederazione Sindacati Autonomi Federati Italiani che però, è stato valutato come illegittimo da parte della cosiddetta Commissione di Garanzia sull’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, anche se l’astensione è stata confermata dalla Fisi. Un’altra iniziativa di sciopero generale, sempre dal 15 al 20, è stata proclamata dalla Federazione Lavoratori Metalmeccanici Uniti e dall’Associazione Lavoratori Cobas e dal Sindacato degli Operai Autorganizzati, con esclusione dei lavoratori dei servizi pubblici essenziali determinati dalla legge 146/90 (istruzione, poste, igiene pubblica…). A tale sciopero ha scelto di aderire il Coordinamento dei Lavoratori Portuali di Trieste, con comunicato del 13/10/2021.

Dal 15 ottobre però il governo Draghi ci ha dato la possibilità di tramutare il ricatto della tessera verde in una dimostrazione di forza e unità da parte di tutti i lavoratori, anche quelli che non possono aderire al predetto sciopero.

Possiamo infatti presentarci sul nostro posto di lavoro, dichiarare che non accettiamo di possedere la tessera verde o comunque non esibirla e saremo dichiarati assenti “ingiustificati”, perdiamo lo stipendio, ma senza possibili conseguenze dal punto di vista disciplinare e con il diritto alla conservazione del proprio posto di lavoro. In sostanza possiamo rientrare sul posto di lavoro quando decideremo di possedere ed esibire il green pass e in quel caso il padrone deve farci rientrare subito, eccetto che per le imprese con meno di quindici dipendenti, ove possiamo essere sospesi per venti giorni (ma poi abbiamo diritto di rientrare).

Se non accettiamo il ricatto, astenendoci dall’andare a lavorare per quanti più giorni possibile, faremo un danno notevole all’economia e al sistema: l’unico linguaggio che gente come Draghi capisce. A Trieste dobbiamo unirci al blocco del porto (appuntamento ore 7.00 al varco 4, in Viale Campi Elisi) che dobbiamo far diventare un atto di resistenza di tutti i lavoratori e le lavoratrici.

Per quanto riguarda i lavoratori autonomi, consigliamo di astenerci direttamente dal lavorare, facendo presente ai propri clienti e dipendenti la necessità di reagire così alla discriminazione subita. Più esercizi commerciali e attività imprenditoriali rimarranno chiuse più si lancerà un messaggio chiaro all’esecutivo.

Per quanto riguarda i lavoratori dipendenti, consigliamo di presentarsi sul proprio posto di lavoro e di far presente che si viene rifiutati in base ad una discriminazione anticostituzionale, pretendendo un riscontro scritto dalla propria azienda sui motivi del rifiuto o chiamando appositamente un sindacalista disponibile, un pubblico ufficiale o un avvocato o chiedendo ai
colleghi di testimoniare con una scrittura privata o riprendendo/registrando il rifiuto con il cellulare, di modo che venga certificata la discriminazione subita. Successivamente si deve spedire all’azienda con pec o con raccomandata con ricevuta di ritorno una comunicazione di messa a disposizione o analoga comunicazione di spiegazione dell’assenza dal posto di lavoro per la discriminazione anticostituzionale ricevuta.

Non ci vogliono sui posti di lavoro? Ci avranno a bloccare il porto!
Tutti e tutte al varco n° 4 in Campi Elisi alle ore 7.00!
I lavoratori e le lavoratrici unite possono vincere!

Coordinamento No Green Pass – Trieste

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